Champagne in retromarcia: il 2024 frena le bollicine in Italia

Mercato dello champagne in Italia 2024: importazioni in calo, consumi rallentati e saturazione. Scopri i trend e le sfide del settore

Nel 2024, il mercato dello champagne in Italia sta affrontando un momento di rallentamento significativo, caratterizzato da una contrazione delle importazioni e un calo dei consumi, pur con alcune eccezioni. I marchi più conosciuti riescono a mantenere una posizione di forza, ma il contesto generale è meno favorevole per le etichette meno note, in un mercato sempre più saturo. Il quadro generale mostra una crescente complessità, con dinamiche che riflettono un periodo di transizione dopo anni di forte crescita e consumi sostenuti.

Champagne in retromarcia: si spera nelle festività natalizie

Come ogni anno, dicembre rappresenta il momento cruciale per le vendite di champagne. Le festività natalizie e il Capodanno sono tradizionalmente il periodo in cui si concentra la domanda, rendendo questo mese un indicatore fondamentale per valutare la performance annuale del mercato. Tuttavia, le stime preliminari e i dati parziali disponibili lasciano intendere che sarà difficile compensare la flessione registrata nei primi mesi del 2024. L’industria attende con apprensione i dati ufficiali del Bureau du Champagne, che arriveranno all’inizio del 2025, ma le prospettive appaiono incerte.

Champagne in retromarcia: il 2024 frena le bollicine in Italia
Champagne in retromarcia: il 2024 frena le bollicine in Italia – Immagine Unsplash | @tristangassert – Vinamundi.it

 

Nel contesto della grande distribuzione organizzata (GDO), lo champagne occupa un ruolo marginale rispetto ad altri prodotti di largo consumo. La sua presenza diventa più rilevante solo negli ultimi giorni dell’anno, quando i consumatori acquistano bottiglie per le celebrazioni natalizie. Al contrario, il settore Horeca (hotel, ristoranti e catering) rappresenta una fetta importante del mercato delle bollicine francesi. Tuttavia, anche qui si osserva un clima di cautela. Secondo i principali distributori, l’euforia che aveva caratterizzato gli anni immediatamente successivi alla pandemia si è ormai esaurita, e il 2024 è segnato da un ritorno a consumi più razionali.

Già nel 2023, il mercato dello champagne aveva mostrato segni di debolezza, con una diminuzione delle importazioni del 7%, pari a 9,9 milioni di bottiglie. L’inflazione e l’aumento dei listini avevano contribuito a normalizzare i consumi, dopo un periodo di crescita quasi incontrollata post-pandemia. Nonostante ciò, l’Italia si era mantenuta tra i principali mercati al mondo, dietro Stati Uniti, Regno Unito, Giappone e Germania, e aveva registrato consumi superiori ai livelli pre-pandemia del 2019. In particolare, erano cresciute le vendite di cuvée di prestigio (+2,3%) e champagne a basso dosaggio (+3%), dimostrando l’apprezzamento del mercato italiano per prodotti di alta gamma.

Nei primi sei mesi del 2024, la situazione è ulteriormente peggiorata. Le importazioni dirette dalla Francia sono diminuite del 20,7% in volume e del 18,4% in valore, con un aumento del prezzo medio per litro da 32,2 a 36,9 euro. Se si considerano anche le importazioni indirette, la perdita raggiunge il 32% in volume e il 22% in valore. Questo trend negativo non riguarda solo l’Italia: a livello globale, le importazioni di champagne sono in calo in molti mercati importanti, come Giappone (-37%), Germania (-32%) e Stati Uniti (-17%).

Nella GDO, il calo delle vendite di champagne, iniziato nel 2023, è proseguito nel 2024. Nei primi otto mesi dell’anno, le vendite a valore sono scese dello 0,5%, mentre quelle a volume hanno registrato un calo più marcato del 7,1%. Tuttavia, alcune aree della distribuzione, come gli ipermercati, hanno mostrato una certa tenuta grazie a un aumento del prezzo medio. Diversa la situazione nei liberi servizi e nei discount, dove il calo dei volumi ha raggiunto l’11%.

Nel settore Horeca, il ritorno a livelli di consumo simili al periodo pre-pandemia è evidente. Tuttavia, lo stock accumulato dai distributori durante il 2023, a causa degli aumenti di prezzo, ha inciso negativamente sulle vendite del primo semestre del 2024. Inoltre, fattori come l’aumento del costo della vita, un’estate climaticamente poco favorevole e un turismo meno vivace hanno ulteriormente rallentato i consumi.

Un aspetto significativo è la crescente saturazione del mercato italiano, che ha visto un aumento considerevole di marche di champagne disponibili. Questa abbondanza di scelta ha reso la competizione più agguerrita, penalizzando i marchi meno noti. Al contrario, i brand più affermati continuano a essere preferiti dai consumatori, che in tempi di crisi economica tendono a privilegiare ciò che conoscono meglio.

Secondo molti operatori del settore, il mercato italiano è ormai saturo, con un numero eccessivo di etichette che non trova spazio sufficiente per affermarsi. Questo fenomeno riguarda sia le maison storiche sia i piccoli produttori indipendenti, che spesso faticano a competere in un contesto così affollato.

Un altro elemento che sta influenzando il mercato è l’aumento dei prezzi dello champagne, cresciuti mediamente del 10% nel 2023 e del 20% nel 2022. Questo incremento, legato a vari fattori, tra cui la carenza di prodotto in alcune annate, sta iniziando a pesare sulle scelte dei consumatori. In molti casi, i clienti si orientano verso alternative più economiche o riducono i volumi acquistati. Inoltre, la politica dei ricarichi applicata da alcuni operatori Horeca, che spesso non tiene conto del valore intrinseco dei prodotti di alta gamma, contribuisce a rendere lo champagne meno accessibile.

Il 2024 si sta rivelando un anno difficile per lo champagne in Italia. La contrazione delle importazioni, la saturazione del mercato e l’aumento dei prezzi stanno mettendo alla prova un settore che, fino a pochi anni fa, sembrava inarrestabile. Tuttavia, il mese di dicembre potrebbe offrire un’occasione per recuperare terreno, anche se sarà difficile ribaltare le tendenze negative. Nel frattempo, i grandi marchi continuano a dominare, mentre le etichette meno conosciute faticano a trovare spazio in un mercato sempre più competitivo e selettivo.

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