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Cerasuolo d’Abruzzo: qualità e sfide di un vino versatile e invecchiabile

Il Cerasuolo d’Abruzzo si sta affermando come un vino rosato di grande versatilità e pregio nel panorama vinicolo. Durante il recente Vinitaly 2025, il wine-coach Filippo Bartolotta ha lanciato una provocazione intrigante: e se il Montepulciano fosse un Cerasuolo che non ce l’ha fatta? Questa riflessione invita a rivalutare l’immagine del Cerasuolo, spesso considerato in secondo piano rispetto al più noto Montepulciano d’Abruzzo, rinomato per la sua potenza e complessità.

Negli ultimi anni, nonostante una certa saturazione del mercato del rosé, il Cerasuolo d’Abruzzo ha visto una crescita costante. La produzione annuale è aumentata da 9 a 11 milioni di bottiglie nel 2024, rappresentando circa il 10% della produzione di Montepulciano, che ammonta a 110 milioni di bottiglie. Questo incremento evidenzia non solo l’apprezzamento crescente per il Cerasuolo, ma anche la sua capacità di adattarsi a un mercato in continua evoluzione, dove i consumatori cercano vini freschi e leggeri.

Versatilità gastronomica del Cerasuolo d’Abruzzo

Uno degli aspetti più affascinanti del Cerasuolo d’Abruzzo è la sua versatilità gastronomica. Questo vino si abbina perfettamente alla ricca e variegata cucina abruzzese, che include:

  1. Piatti di pesce
  2. Carni rosse
  3. Formaggi
  4. Specialità locali

La freschezza e il corpo snello del Cerasuolo lo rendono ideale sia per un aperitivo estivo sulla spiaggia sia per un pasto più strutturato. Gli abruzzesi ne conoscono bene il valore, e anche i consumatori al di fuori della regione stanno cominciando a riconoscerlo.

Bartolotta ha messo in evidenza la leggerezza del Cerasuolo, richiamando la visione di Italo Calvino, che nella sua opera “Lezioni Americane” la intende come assenza di pesantezza. Questa leggerezza si traduce in trasparenza e definizione, elementi che caratterizzano il Cerasuolo e lo rendono unico. Il suo colore, descritto come un “quarto colore del vino”, è ben lontano dal pallido buccia di cipolla dei rosati provenzali, e rappresenta un chiaro segnale di qualità e autenticità.

Riorganizzazione e caratteristiche del territorio

La recente riorganizzazione della denominazione da parte del Consorzio ha permesso di menzionare in etichetta le quattro province dell’Abruzzo: Terre di Chieti, Colline Pescaresi, Terre dell’Aquila e Colline Teramane. Questa diversificazione territoriale si riflette nei colori, profumi e caratteristiche organolettiche del vino. L’Abruzzo, con due terzi del suo territorio sopra i 750 metri di altitudine, offre un contesto ideale per la coltivazione delle uve, con una geografia che varia dalle zone costiere urbanizzate a tratti montani ricchi di biodiversità.

Le degustazioni recenti hanno rivelato la sorprendente capacità di invecchiamento del Cerasuolo d’Abruzzo. Vini come il Terre di Chieti Superiore 2024 di Fauri e il Colline Pescaresi Superiore Pan 2024 di Bosco Nestore mostrano una complessità e una profondità che sfidano le aspettative per un rosato. Questi vini offrono una gamma di profumi che spaziano dai fiori ai piccoli frutti rossi, fino a note più complesse come l’ematico e il minerale.

Le sfide future del Cerasuolo d’Abruzzo

Nonostante i successi, il Cerasuolo d’Abruzzo deve affrontare sfide significative. La crescente competitività del mercato dei rosati richiede innovazione e un’attenzione particolare alla qualità. I produttori devono lavorare per mantenere l’identità del Cerasuolo, promuovendo le sue caratteristiche distintive e la sua storia. La consapevolezza della sua capacità di invecchiamento e la promozione di vini di alta qualità saranno fondamentali per il futuro di questo vino.

La sfida per i produttori abruzzesi sarà, quindi, quella di continuare a valorizzare il Cerasuolo d’Abruzzo, affinché possa affermarsi non solo come un complemento al Montepulciano, ma come un protagonista nel mondo dei vini rosati, capace di raccontare la storia e la biodiversità di un territorio straordinario.

Redazione Vinamundi

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