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Il vino

Le canzoni più celebri dedicate al vino

Nell’arte il vino ha sempre accompagnato artisti e muse, scrittori e autori, grazie alla convivialità e all’ispirazione che suscita. Il vino è per chi si vuole godere la vita, per i sognatori, per tutti coloro che amano il bello, il piacere e vivono di passione. Ma il vino è da sempre una fonte di ispirazione anche per i musicisti e i cantanti che ci scrivono ‘sopra’. Il vino, infatti, non solo ci fa ricordare, riflettere e ridere, ma è la bevanda per stare in compagnia, così come lo è la musica, ed è per questo che da secoli ispira odi e canzoni. 

Ci sono una serie di testi, in particolare, che omaggiano il vino. Tra canzoni passate alla storia, e alcune meno conosciute, in questo articolo vogliamo parlarvi di quelle più rappresentative – per noi – sul tema. 

Le canzoni che omaggiano il vino

Tra le canzoni più conosciute, e ancora in parte cantate, che omaggiano il vino non possiamo non mettere “La società dei Magnaccioni”, un brano molto conosciuto a Roma, cantato da Gabriella Ferrari nel 1962. Tempi molto lontani, puri, racchiusi in questa singola frase: “Ma che ce frega ma che ce ‘mporta, se l’oste ar vino ci ha messo l’acqua”.

Immagine | Pixabay @smorazanm – Vinamundi.it

Tra i brani che sono passati alla storia c’è anche quello di Piero Ciampi, del 1971: “Il vino”. Qui si sentono Livorno, il porto, il mare e il tormento, rintracciabili nella strofa: “Ma com’è bello il vino bianco bianco bianco, rosso è il mattino”. Non possiamo non citare il grande Fabrizio De André con la sua “La città vecchia”. Nel brano del 1974, infatti, intona questa frase: “Una gamba qua una gamba là gonfi di vino quattro pensionati mezzo avvelenati al tavolino”. La canzone racconta frammenti di vita che si svolgono nelle zone più malfamate del porto di Genova. Indimenticabile. 

E se di grandi cantautori vogliamo continuare a parlare, ecco che Francesco Guccini, con la sua “Avvelenata”, ci ricorda quanto sia difficile essere un artista in una società falsa e ipocrita. Del brano, uscito nel 1976, ricordiamo questa strofa: “Ma s’io avessi previsto tutto questo, Dati causa e pretesto, forse farei lo stesso, Mi piace far canzoni e bere vino, Mi piace far casino, poi sono nato fesso”.

Le altre canzoni sul vino

Guardando ad alcuni autori più recenti, ci salta in mente Zucchero con la sua “Bacco e Perbacco”, del 2006. Una canzone ritmata, allegra, fatta per ballare e divertirsi: “Bacco perbacco ecco cos’è vivere, Bacco Perbacco dimmi dov’è Venere”. Andiamo avanti con Mannarino, uno degli artisti più apprezzati degli ultimi anni. Celebre la sua canzone del 2009 “Bar della rabbia”, dove possiamo respirare tutta la rabbia della borgata romana che, inutilmente, cerca di ribellarsi alla Capitale, che schiaccia tutti e tutto senza pietà: “E brindo a chi è come me ar bar della rabbia e più bevo e più sete me vie, sti bicchieri so pieni de sabbia“.

Concludiamo con una voce femminile, quella di Rossana Casale, che in “Vino divino” – uscita nel 2006 – parla di corpi, vino e vita. Con una leggerezza tagliente, la cantante si fa spazio nel quotidiano – carico di caos e stress – con un testo delicato e preciso: “Di quei corpi sempre attenti a ogni particolare Ed io, io, vino su vino Vino divino“.

Lavinia Nocelli

Sono una fotogiornalista di Senigallia. Mi occupo di salute mentale, migrazioni e conflitti sociali: ho realizzato reportage nei campi profughi di Calais e Dunkerque, in Romania, Ucraina e Albania, a bordo della Sea Watch e in Irlanda del Nord. Collaboro con The Independent, Il Manifesto, Lifegate, TPI, InsideOver, Skytg24, e Good Morning Italia, tra gli altri

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