Le cantine italiane non ci stanno: è battaglia all’etichetta che arriva dall’Irlanda

A fine maggio il Ministro della Salute irlandese, Stephen Donnelly, ha convertito in legge il regolamento che prevede l’etichettatura degli alcolici con avvertenze sanitarie.

Ciò significa che, per la prima volta in Europa, uno Stato indicherà sulle etichette dei prodotti alcolici il contenuto calorico e i grammi di alcol presenti, oltre che i rischi legati al consumo di tali bevande durante la gravidanza e le malattie che potrebbe provocare al fegato o a livello tumorale.

Una legge passata anche grazie al silenzio-assenso della Commissione Europea e che avrà applicazione dal 22 maggio 2026, dopo un periodo di transizione di tre anni.

Chi si è mostrata immediatamente contraria a questa novità è l’Italia, così come molti altri Stati membri dell’UE e produttori in tutto il Mondo.

Cantine italiane fanno fronte comune

Chi non ha proprio digerito la decisione presa dall’Irlanda sono state diverse cantine italiane di produttori di vino, la cui voce si è fatta sentire anche in occasione dell’ultima Assemblea Generale di Federvini che si è tenuta presso le Scuderie di Palazzo Altieri a Roma.

Un momento d’incontro in cui è stato sottolineato anche come l’export di vino italiano all’estero sia cresciuto rispetto al 2022, arrivando a toccare gli 8 miliardi di euro.

Merito soprattutto delle esportazioni nelle isole del Regno Unito (si è registrato un +46,5%) e in Giappone (+25%).

Etichetta irlandese sul vino non è stata accettata dalle cantine italiane
Immagine | Pixabay @WolfBlur – Vinamundi.it

Numeri che fanno ben sperare anche in vista del futuro, ma che potrebbero presto essere danneggiati dalla normativa sulle etichette introdotta in Irlanda e che – a detta di molti produttori italiani – potrebbe avere ricadute davvero negative sull’export oltremanica.

Una delle principali accuse che sono state mosse è quella del mancato rispetto del principio del libero scambio che vige all’interno dell’Unione Europea, mentre un’altra è quella che sottolinea la totale assenza di distinzione tra consumo e abuso di alcol. Le informazioni mostrate sulle nuove etichette sarebbero per questo incomplete e fuorvianti per i consumatori.

Due punti esplicitati direttamente dalla Presidente di Federvini, Micaela Pallini:

“La scelta irlandese mette sullo stesso piano consumo e abuso, senza intervenire sull’educazione verso un approccio responsabile e moderato. Ciò che è peggio è che si rivelerà sostanzialmente inutile. Sulla questione, l’Italia ha saputo muoversi compatta, a livello di istituzioni e imprese. Ora dobbiamo continuare a fare squadra sul piano internazionale per evitare che il caso irlandese possa indurre altri Paesi a seguire la stessa strada. Le nostre imprese esprimono un patrimonio non solo produttivo, ma anche iconico per la loro capacità di rappresentare il nostro Paese nel mondo. L’Italia è anche un Paese tra i più virtuosi per lo stile di vita, di alimentazione e di consumo moderato. L’Irlanda e più in generale Bruxelles guardino all’Italia, ai valori della dieta mediterranea e alla sua cultura di consumo consapevole”.

Un messaggio inequivocabile quello lanciato da Federvini a rappresentanza dei produttori italiani.

Le nuove etichette irlandesi potrebbero davvero danneggiare uno dei settori più importanti e positivi dell’economia del nostro Paese.

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