Buttafuoco, le caratteristiche del vino dell’Oltrepò Pavese

Il nome del vino dell’Oltrepò Pavese Buttafuoco deriva dal dialetto buta me l feug che significa butta (riscalda, risveglia) come il fuoco, in riferimento al carattere forte e alla struttura importante di questo vino.

Il Club del Buttafuoco Storico cita invece un aneddoto secondo cui nel 1859, durante la seconda guerra d’indipendenza, alcuni marinai austriaci in navigazione sul Po, fecero razzia del vino prodotto nella zona, tanto che chiamarono successivamente una delle navi della flotta, proprio Buttafuoco.

Per questo motivo il Club ha adottato il veliero come proprio simbolo. Dopo essere stata una tipologia della DOC Oltrepò Pavese per quarant’anni, nel 2010 al Buttafuoco è stata riconosciuta una DOC a sé stante.

Le caratteristiche del Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese DOC

L’area di produzione della Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese DOC comprende il territorio a sud della via Emilia dei comuni di Stradella, Broni, Canneto Pavese, Montescano, Castana, Cigognola e Pietra de’ Giorgi, i quali sono compresi geograficamente nell’area dell’Oltrepò Pavese. I terreni nei quali si trova la maggior parte della superficie coltivata a vite dell’Oltrepò sono collinari.

Buttafuoco dell'Oltrepò Pavese versato nel bicchiere
Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese versato nel bicchiere | pexels @pixabay

L’Oltrepò Pavese è un lembo di terra collinoso che si trova a sud della Lombardia ed è il punto di incontro di quattro regioni: Lombardia, Piemonte, Liguria ed Emilia Romagna.

L’Oltrepò Pavese vitivinicolo attuale trova però le sue radici nel secolo scorso, come conseguenza  del recupero della viticoltura dopo i danni portati dalla fillossera.

Nel 1884 l’Oltrepò Pavese vantava ben 225 vitigni autoctoni, mentre oggi sono circa una dozzina quelli di maggior diffusione, tra cui i più diffusi sono sicuramente la Croatina con i suoi 3.900 ha e la Barbera con i suoi 3.300 ha sui 13.300 totali.

Nel 1970 l’Oltrepò Pavese, e con esso la tipologia Buttafuoco, è stato riconosciuto come DOC e diventò Denominazione autonoma, separandosi da quella originaria, nel 2010, per la sua qualità, unicità, importanza storica e per la sua fama / prestigio.

Leggendo un estratto del disciplinare: “Il professor Arturo Marescalchi, esperto ampelografo, asseriva nella sua dotta monografia sui vini tipici d’Italia, pubblicato nel 1924, che il Barbacarlo, il Sangue di Giuda, prodotti a Broni e Canneto, nonché il Buttafuoco e il Montenapoleone erano fra i migliori vini rossi d’Italia”.

Per la sua produzione è consentito l’uso dei seguenti vitigni:

  • Croatina e barbera dal 25 al 65%
  • Uva rara, ughetta (vespolina), insieme o separatamente fino a un massimo del 45%.

I vigneti dove si coltivano le uve votate alla produzione del Buttafuoco devono essere posti su terreni collinari di natura calcarea o calcareo-argillosa.

Inoltre la produzione massima di uva deve essere di 105 q/ha, per i nuovi impianti e i reimpianti la densità non può essere inferiore a 4mila ceppi per ettaro (3200 per la croatina), il titolo alcolometrico volumico naturale deve essere minimo 11,5% vol e tutte le operazioni di vinificazione devono essere effettuate nella zona DOC.

Il disciplinare non stabilisce un periodo minimo di invecchiamento obbligatorio, ma stabilisce che i vini Buttafuoco “non possono essere immessi al consumo prima del 30 aprile dell’anno successivo alla vendemmia”. Inoltre sono previste una serie di altre norme specifiche.

Infine, è ammessa la vinificazione congiunta o disgiunta delle uve: ovvero che possono essere vendemmiate o vinificate insieme oppure le uve dei vari vitigni possono essere vendemmiate in momenti diversi e anche lavorate separatamente, per poi assemblare i vari vini prima dell’affinamento o nel corso del processo di vinificazione.

La denominazione Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese DOC è riferita a due tipologie di vino rosso: fermofrizzante. Oltre al Buttafuoco, anche i vini della Denominazione tipica e tradizionale di questa regione vitivinicola, la DOC Bonarda dell’Oltrepò Pavese, possono essere sia fermi che frizzanti.

Il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese DOC è limpido, di colore rosso rubino carico con riflessi violacei, se invecchiato tende al granato.

All’olfatto è intenso, franco, penetrante e vinoso e si riscontrano aromi prevalenti tipici dei vitigni Croatina e Barbera: da note floreali di viola, a sentori di frutti rossi e di frutta cotta (prugna).

Al palato si hanno grande corposità dovuta alla struttura e al buon grado alcolico, una acidità complessiva relativamente limitata ed un buon equilibrio tra le sensazioni di asciutto e di rotondo.

Per fare un esempio di ottimo Buttafuoco possiamo parlare del Buttafuoco Storico Vigna Sacca del Prete, un vino rosso fermo da invecchiamento che si fregia del marchio del Club del Buttafuoco Storico, che può essere ottenuto solo in presenza del punteggio minimo di 80 centesimi assegnato da una commissione di tecnici, in sintonia con la scheda dell’Union Internationale des Oenologues.

Il blend di croatina, barbera, ughetta di Canneto e uva rara porta alla creazione di un vino che esprime corpo e calore, permeato da profumi di caffè, liquirizia e frutta sotto spirito. Al palato risulta caldo, di gran corpo e di struttura ed è abbinabile a piatti di selvaggina e carni rosse; ottimo anche con bolliti, brasati e stufati, da provare anche con formaggi a media stagionatura.

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