Bottiglie di vino “Rosso Jannik” regalate a Sinner, perché è polemica?

Il Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria ha precisato che le bottiglie regalate a Sinner non possono essere considerate autentiche, in quanto prive di contrassegno

La recente vicenda legata alle 73 bottiglie di vino “Rosso Jannik” regalate dal Comune di Manduria al campione di tennis Jannik Sinner ha scatenato una polemica che coinvolge aspetti politici, normativi e imprenditoriali. Se da un lato la donazione, effettuata per celebrare il legame tra Manduria e il paese natale di Sinner, Sesto Pusteria, potrebbe sembrare un gesto innocuo, dall’altro lato è diventata un caso che solleva interrogativi su conflitti di interesse, la corretta applicazione delle normative e l’immagine del territorio.

Un regalo che scatena il caos

La decisione del Comune di Manduria di regalare 73 bottiglie di vino, un numero simbolico che rappresenta le vittorie del tennista altoatesino, non ha tardato a sollevare polemiche. Le bottiglie in questione sono state prodotte da un’azienda locale, Vinerie Baldari, di proprietà dell’assessore all’Agricoltura e Attività Produttive del comune, Mauro Baldari. Da qui l’accusa, sollevata dal gruppo di opposizione dei Progressisti di Manduria, che l’iniziativa possa configurare un conflitto di interessi.

Bottiglie di vino
Bottiglie di vino | pexels @Timur Saglambilek – Vinamundi.it

Il problema non si ferma però qui: al centro della controversia c’è anche il fatto che queste bottiglie non riportano la fascetta di Stato, elemento obbligatorio per tutti i vini DOC e DOCG, come previsto dalla normativa.

La posizione del Consorzio di Tutela

A fare chiarezza sulla questione è intervenuto il Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria, sottolineando che le bottiglie “Rosso Jannik” non sono Primitivo di Manduria. La presidente del Consorzio, l’avvocata Novella Pastorelli, ha infatti dichiarato in una nota ufficiale: “La fascetta di Stato, che ho voluto fortemente ed ottenuto durante il mio primo mandato, è stata introdotta proprio a tutela della nostra denominazione ed è un importantissimo elemento che garantisce l’autenticità del vino e lo protegge da contraffazioni“. La fascetta, che deve essere applicata su ogni bottiglia di vino DOC o DOCG, è un segno distintivo che attesta l’origine e la qualità del prodotto, ed è dotata di sistemi di sicurezza per prevenirne la falsificazione.

Il Consorzio ha quindi precisato che le bottiglie regalate a Sinner non possono essere considerate autentiche, in quanto prive di tale contrassegno. La presidente ha aggiunto: “Ogni fascetta contiene informazioni cruciali: dall’emblema dello Stato italiano e la dicitura ‘Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste’ che confermano la supervisione istituzionale, fino alla sigla Doc che identifica la denominazione del vino, oltre a un numero progressivo unico e una serie alfanumerica che rendono ogni bottiglia tracciabile“.

Inoltre, la presidente Pastorelli ha evidenziato che il Consorzio ha già avviato delle verifiche e ha segnalato l’accaduto alle autorità competenti, per evitare che il nome del Primitivo di Manduria venga utilizzato in maniera impropria.

L’accusa di conflitto di interessi è stata subito sollevata dai Progressisti di Manduria, che hanno evidenziato il fatto che l’azienda produttrice del vino appartiene proprio all’assessore Baldari, che è anche colui che ha promosso l’iniziativa. “Le bottiglie sono prodotte dall’azienda di proprietà dell’assessore all’Agricoltura e Attività Produttive – si legge in una nota del gruppo – già cosa a nostro parere fuori luogo e disturbante, poiché potenzialmente incompatibile, ma, ed è questa la cosa assurda, nessuna delle bottiglie sembra avere la fascetta obbligatoria che deve contrassegnare le bottiglie DOC e DOCG del nostro pregiato prodotto, come previsto dalla normativa e dal Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria“.

La nota dei Progressisti non si limita a contestare la produzione del vino da parte di un’azienda legata a un membro dell’amministrazione comunale, ma si concentra anche sul fatto che la mancanza della fascetta di Stato potrebbe rappresentare una violazione delle normative che regolano il settore vitivinicolo. “Che un imprenditore vitivinicolo possa non conoscere questa normativa già appare incredibile, ma che a non conoscerla sia l’assessore stesso all’Agricoltura è davvero qualcosa che dovrebbe far riflettere su che soggetti politici abbiano in mano le sorti del nostro territorio“, si legge nella dichiarazione del gruppo di opposizione.

Per tale sequela di atti incompetenti, pressapochisti e materialmente dannosi, i gruppi di opposizione chiedono adesso, oltre alle scuse dell’amministrazione a tutti i produttori vitivinicoli locali, anche le dimissioni dell’assessore Mauro Baldari e di chi ha promosso l’iniziativa“, ha aggiunto il consigliere Domenico Sammarco.

Nel frattempo, il Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria ha avviato un’indagine per verificare la correttezza della situazione e capire se le foto delle bottiglie senza fascetta siano state scattate prima o dopo l’invio del vino a destinazione.

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