Tra leggenda, storia, e non solo, ecco da dove deriva questa usanza diventata un’abitudine diffusa in tutto il mondo
Ogni volta che alziamo i calici per un brindisi, il gesto quasi automatico di farli scontrare è qualcosa di radicato nel nostro modo di celebrare. Eppure, pochi sanno che questa pratica, così diffusa e spesso considerata simbolo di convivialità e augurio, ha una storia e un significato che vanno ben oltre il semplice tocco dei bicchieri. Avvicinandoci alle feste natalize tra cene, pranzi e brindisi, scopriamo le origini, le tradizioni e le curiosità che si celano dietro questo gesto.
La parola “brindisi” deriva dal tedesco “bring dir’s”, ovvero “porto a te”. Si tratta di un’espressione usata nel XVI secolo dai Lanzichenecchi, soldati mercenari tedeschi, per augurare benevolenza e saluti. Quando questi soldati sollevavano i calici e si rivolgevano ai commensali, esprimevano un atto di unione e solidarietà, trasformando l’atto di portare il bicchiere verso l’altro in un segno di rispetto e amicizia. Questa tradizione si è tramandata nel tempo, arricchendo l’etimologia del termine brindisi di connotazioni simboliche che ancora oggi associamo ai valori di vicinanza e buon augurio tra le persone.
Andando ancora più indietro nel tempo, scopriamo che il brindisi era nato come gesto di sicurezza e protezione. Nell’Antica Roma, infatti, era comune far toccare i bicchieri per assicurarsi che non vi fosse veleno all’interno del calice. Durante i banchetti, il rischio di essere avvelenati non era raro, e scontrare i bicchieri con forza permetteva, in caso di tradimenti, di far scivolare alcune gocce nel bicchiere dell’altro. Questo scambio non solo dimostrava che nessuno aveva intenzione di attentare alla vita altrui, ma anche che tutti erano pronti a brindare nello stesso momento senza timori. Se qualcuno si rifiutava di bere, questo gesto poteva rivelare la presenza di un avvelenamento, facendo del brindisi un atto di fiducia reciproca.
In alcune culture e credenze popolari, il brindisi assumeva anche una funzione apotropaica, ovvero di protezione contro gli spiriti maligni. Antiche tribù e popoli primitivi consideravano il rumore prodotto dal tocco dei calici un efficace deterrente per scacciare le entità malevole. Il suono che si generava, secondo le credenze, avrebbe infatti spaventato gli spiriti maligni, tenendoli lontani dai partecipanti al banchetto. Anche oggi, benché questa credenza sia meno diffusa, esistono alcune tradizioni che mantengono viva questa interpretazione del brindisi, associando al rumore dei bicchieri che si scontrano una sorta di scudo simbolico contro la sfortuna.
Arrivando ai giorni nostri, il brindisi ha perso gran parte delle sue implicazioni pratiche, assumendo invece un ruolo profondamente simbolico di unione e condivisione. Quando si brinda, il tocco dei calici rappresenta il contatto umano, la connessione tra i commensali e l’augurio di felicità e benessere. Durante le festività, questo gesto simboleggia l’affetto e la gioia di stare insieme, condividendo non solo il momento, ma anche un augurio di prosperità e allegria. I brindisi moderni rispecchiano dunque una società più aperta e serena, che celebra il piacere di stare insieme senza i timori del passato.
Anche se toccare i calici durante un brindisi è ormai un gesto abituale, il galateo suggerisce di evitarlo, considerandolo poco elegante. Secondo le regole di bon ton, il semplice gesto di alzare il bicchiere e fare un cenno verso gli altri dovrebbe essere sufficiente per manifestare il proprio augurio. Tuttavia, la tradizione del tocco dei bicchieri è così radicata che anche chi conosce il galateo spesso la ignora, compiendo automaticamente quel piccolo “scontro” che rende il brindisi più “vero” e conviviale.
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