Nel mondo enologico si sta ormai scatenando da tempo la diatriba tra chi apprezza i vini dealcolati, e chi, proprio non può vederli, ritenendoli contrari a tutta la cultura del vino. Innegabile come gli stessi stiano attirando parecchio interesse, invitando anche diverse case di produzione a investire nel prodotto, ottenendo anche un discreto riscontro di pubblico. Ma chi beve il vino dealcolato in Italia? Basandoci sui risultati di un’indagine condotta dall’Istituto di ricerca SWG, tra i più autorevoli nel nostro Paese, possiamo esaminare chi apprezza le bevande e i vini privi di alcol e perché stanno diventando interessanti per i consumatori.
La ricerca effettuata dagli esperti di SWG su un campione rappresentativo di circa 800 individui ha rivelato una serie di risultati e tendenze degne di nota, che ci permettono di delineare un quadro chiaro della situazione attuale e delle potenziali evoluzioni del mercato delle bevande dealcolate (vino e birra) in Italia.
L’attrattiva di bevande prive di alcol
Iniziamo con il primo dato significativo relativo alla percentuale di persone attualmente interessate alle bevande alcoliche: il 36% degli intervistati ha dichiarato interesse verso le bevande dealcolate. Di questo 36%, non tutti consumano vino o birra con frequenza. Addirittura, una parte considerevole non consuma alcolici, ma sarebbe disposta a optare per bevande a basso o nullo contenuto alcolico. Nello specifico: il 16% degli intervistati interessati alle bevande dealcolate non consuma attualmente bevande alcoliche. Secondo le stime elaborate dagli studiosi quindi e bevande dealcolate potrebbero attrarre l’interesse di 1 milione di nuovi consumatori.
L’influenza nella generazione Z
Questo appena evidenziato è sicuramente un dato rilevante che non va sottovalutato. La capacità di coinvolgere nuovi consumatori, che attualmente non bevono vino e birra, rappresenta il principale vantaggio delle bevande dealcolate. Possiamo affermare che queste bevande potrebbe quindi piacere anche a coloro che non sono soliti consumare birra e vino. In particolare, il 37% degli intervistati interessati alle bevande dealcolate consuma bevande alcoliche in modo occasionale, mentre il 42% le consuma abitualmente: la Generazione Z è quella più interessata alle bevande dealcolate.
Per Generazione Z si intendono coloro nati tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila. Tra di essi, sono i più giovani i maggiormente interessati ai vini privi di alcol. Per le birre dealcolate non emerge una differenza significativa di interesse tra le diverse fasce d’età, mentre per i vini dealcolati la situazione è diversa. I soggetti di età compresa tra i 18 e i 34 anni sono i più propensi a interessarsi a questo tipo di bevande, mentre l’interesse diminuisce nelle fasce d’età più elevate, soprattutto tra gli over 55.
Perché i vini dealcolati piacciono?
Dopo aver fornito una panoramica dei consumatori interessati alle bevande e ai vini privi di alcol, possiamo indagare le ragioni per cui tali bevande attirano l’attenzione del pubblico, soprattutto dei giovani. La principale motivazione dietro l’interesse o il consumo di bevande dealcolate è la possibilità di bere bevande a basso contenuto alcolico e poter guidare in seguito. I vini dealcolati sono considerati un’alternativa valida ai vini tradizionali per godersi una serata senza preoccupazioni relative alle normative sull’alcol.
Non si tratta di una preferenza per il gusto, bensì di una scelta pratica. Sembra che i vini dealcolati interessino i giovani non tanto per la qualità o il gusto superiore rispetto ai vini tradizionali, ma per ragioni legate al rispetto delle norme sulla guida. Solo una piccola percentuale considera le bevande dealcolati migliori o più gustose delle bevande alcoliche. Un’altra motivazione citata dagli intervistati è che i vini dealcolati sono meno calorici rispetto alle controparti alcoliche. Viene menzionato raramente anche il fattore economico, con una minoranza degli intervistati che preferisce i vini privi di alcol per motivi di costo.
La situazione in Italia
In Italia, l’attuale normativa vieta la pratica della dealcolazione, ma alcune aziende italiane stanno esplorando questa possibilità all’estero. In particolare, in Trentino alcune di esse si sono distinte per la loro ricerca nei vini senza alcol, ottenendo riconoscimenti internazionali per l’innovazione. Da considerare anche l’aspetto tecnico legato alla produzione di vini senza alcol. Le tecniche utilizzate per rimuovere l’alcol possono influenzare notevolmente il gusto e l’aroma del prodotto finale, presentando sfide uniche per i produttori che cercano di preservarne la qualità e l’autenticità.
Nonostante le controversie e le sfide, il mercato dei vini senza alcol è in costante evoluzione, con un numero sempre maggiore di aziende che cercano di soddisfare la domanda di consumatori più consapevoli e attenti alla salute. Mentre il dibattito prosegue, è certo che il settore vinicolo stia vivendo una fase di trasformazione senza precedenti e che le scelte attuali plasmeranno il futuro del settore.