È allarme peronospora tra i vigneti: il fungo che colpisce la vite, dopo due anni di assenza causa siccità, è ricomparso con le piogge di tarda primavera e sta gettando un’ombra terribile sulla prossima vendemmia.
A lanciare l’allarme una settimana fa erano stati il docente di Viticoltura ed Enologia dell’Università di Milano Attilio Scienza e il presidente degli Enologi Riccardo Cotarella.
L’Unione Italiana Vini stima perdite previste in alcune aree per la prossima vendemmia fino a un meno 40%, previsione tratteggiata dall’Osservatorio di Unione Italiana Vini (UIV) attraverso le interviste alle imprese del vino compiute sui territori.
Risulta maggiormente colpita la viticoltura biologica che, in alcune aree, risulta fortemente compromessa, mentre le regioni più danneggiate sono quelle della dorsale adriatica – a partire da Abruzzo e Molise con perdite fino al 40% -, ma anche molti areali di Marche, Basilicata e Puglia che si affacciano alla vendemmia con cali del 25-30%.
Complicata anche la situazione in Umbria, Lazio e Sicilia, specie nel trapanese, mentre in Romagna sono ancora in valutazione gli effetti dell’alluvione, in particolare del fango nei vigneti.
“In generale la stagione pre-vendemmiale era partita bene un po’ ovunque, poi da maggio in avanti la situazione si è guastata – afferma il presidente UIV Lamberto Frescobaldi – Siamo passati repentinamente dal problema degli stock in eccesso – confermato con le DOP in eccedenza a +9% sullo scorso anno – a uno scenario di probabile importante riduzione dei volumi di raccolta previsti in diverse regioni”.
In Lombardia si registrano problematiche di peronospora ma su una produzione tendenzialmente abbondante. Al momento si stima un calo produttivo del 5%.
In Veneto finora si sono registrato soprattutto danni legati alla grandine che in alcune specifiche e circoscritte aree hanno portato anche a cali produttivi del 50%, ma nel complesso la produzione regionale si prevede particolarmente abbondante.
In Toscana a causa delle forti piogge a maggio, la peronospora è presente e si registrano difficoltà di accesso ai vigneti per i trattamenti. Per ora si prevede una riduzione su una produzione che si annunciava comunque abbondante (in media 10% di infezioni). Riportati problemi anche di botrite e grandinate locali.
Si notano le difficoltà al centro sud, in particolare nella dorsale adriatica:”In Umbria – spiegano all’Uiv – la pressione è molto forte, con cali dal 10 al 15%, con punte fino al 30%. La produzione iniziale prevista era abbondante, quindi si dovrebbe arrivare a una raccolta nella norma. In Abruzzo e Molise la peronospora ha attaccato in forma importante entrambe le regioni e si stima un calo di produzione del 30-40 % sulle uve convenzionali (50-60% in Molise), mentre si arriva anche al 70-80% sulle uve biologiche. Il danno maggiore sembra comunque subìto dalle varietà a bacca rossa, non trattate perché al momento dell’attacco erano ancora in fase primordiale, nelle zone collinari”.
Stesso andamento anche nelle Marche, dove si profila un’annata di scarsa produzione – con un -20% rispetto al 2022 -, mentre una flessione del 25% è attesa nel Lazio.
Dove la situazione diventa davvero critica è tra Puglia e Basilicata. In Puglia la peronospora si è diffusa sia a Nord (dove è diffuso il sistema di coltivazione a tendone) che a Sud con cali attesi di almeno il 25%.
Forte impatto del fungo nel Vulture, in Basilicata dove in alcuni areali si stima un crollo produttivo del 60%. Infine, in Sicilia la peronospora è diffusa, soprattutto nel Trapanese dove si stima un calo della produzione tra il 10 e il 15%.
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