Negli ultimi anni, il tema dell’abbinamento cibo-vino ha suscitato un ampio dibattito tra appassionati e professionisti del settore. Questo concetto, che per lungo tempo ha dominato il panorama enoico, è stato messo in discussione da diverse figure influenti nel mondo del vino. Tra questi, il Master of Wine Tim Hanni aveva già espresso nel 2019 il suo scetticismo nei confronti delle rigide regole del food pairing, definendolo una forma di “bullshit”. Recentemente, anche Eric Asimov, noto editorialista del New York Times, ha contribuito al dibattito, suggerendo un approccio più libero e inclusivo all’abbinamento vino-cibo.
Questa evoluzione del pensiero ha portato a una riflessione più ampia: se fino a oggi ci si è concentrati su un abbinamento meccanicistico legato a gusto e sapore, perché non considerare anche il contesto sociale e emotivo? Personalmente, ho sempre sostenuto l’importanza di passare da un rigido food pairing a un più moderno e coinvolgente mood pairing. In questo nuovo approccio, le scelte di abbinamento non dipendono solo dal piatto servito, ma anche dall’occasione, dalla compagnia e dallo stato d’animo. La convivialità del momento diventa un fattore cruciale nella scelta del vino.
Chi è già familiare con il metodo Mercadini e l’app Decanto potrebbe essere pronto a scoprire un’ulteriore evoluzione: l’abbinamento delle persone in base alle loro preferenze enoiche. Questa idea innovativa ha preso piede nel Regno Unito, dove due donne del vino hanno fondato nel maggio scorso un’iniziativa chiamata First Glass Wine Events. Questo progetto può essere descritto come una sorta di “Tinder per enofili”, un modo originale per unire appassionati di vino e facilitare nuove connessioni sociali.
Ma come funziona esattamente questo innovativo sistema? First Glass Wine Events organizza eventi di degustazione in cui i partecipanti assaporano cinque vini differenti. Durante la serata, i partecipanti sono incoraggiati a esprimere le loro opinioni e a fornire valutazioni sui vini degustati. Alla fine dell’evento, un misterioso sistema brevettato analizza i feedback ricevuti e invia via email gli abbinamenti “perfetti” tra i partecipanti, basati sulle loro preferenze enoiche. Questo approccio non solo promuove la scoperta di nuovi vini, ma crea anche opportunità di socializzazione tra persone con interessi simili.
Dopo il successo iniziale, il format di First Glass Wine Events è stato lanciato in quattro eventi a Londra, ma le fondatrici hanno già in mente piani di espansione per il 2025, con l’intenzione di estendere l’iniziativa a tutto il Regno Unito. In particolare, si prevede l’organizzazione di serate dedicate a gruppi specifici, come ultracinquantenni e membri della comunità LGBTQ+. Questa diversificazione degli eventi non solo amplia il pubblico, ma contribuisce anche a creare uno spazio inclusivo dove tutti possono sentirsi a proprio agio nel condividere la loro passione per il vino.
In un’epoca in cui le interazioni sociali sono sempre più digitalizzate, iniziative come First Glass Wine Events offrono un’alternativa tangibile e coinvolgente per le persone che amano il vino. La connessione umana, il piacere di condividere momenti e scoprire insieme nuovi sapori, diventa fondamentale. L’idea di abbinare non solo i vini, ma anche le persone, fa emergere un nuovo modo di considerare l’enogastronomia: come un’esperienza collettiva che va oltre il semplice atto di bere.
Tuttavia, questo nuovo approccio porta con sé anche delle sfide. Come fare in modo che gli eventi rimangano accessibili e inclusivi, senza escludere chi non ha familiarità con i vini di alta gamma? E come garantire che le preferenze enoiche siano veramente rappresentative delle personalità dei partecipanti? Queste domande richiederanno attenzione e creatività da parte degli organizzatori, che dovranno trovare un equilibrio tra autenticità e accessibilità.
In un contesto più ampio, questa evoluzione del modo di approcciare il vino può essere vista come parte di un movimento più generale verso la democratizzazione del vino. Le persone stanno iniziando a capire che non esistono regole rigide da seguire, ma piuttosto un universo di possibilità da esplorare. L’idea di un mood pairing e il concetto di abbinare le persone in base alle loro preferenze enoiche possono rappresentare un passo significativo verso una cultura del vino più aperta e inclusiva, dove ogni occasione è buona per brindare e condividere momenti unici.
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