A Castel Gandolfo nasce il “vigneto del Papa”. Si chiama “Laudato si'”

Il vigneto è stato progettato grazie alla consulenza di esperti dell’Università di Udine nella cornice delle Ville Pontificie 

Nella splendida cornice delle Ville Pontificie di Castel Gandolfo, storica residenza estiva dei papi nei Castelli Romani, prende vita un progetto innovativo di viticoltura sostenibile: il Borgo Laudato Si’. Promosso dal Centro di Alta Formazione Laudato Si’ (CeAF-LS), istituito da Papa Francesco il 2 febbraio 2023, il progetto si basa sui principi espressi nell’enciclica Laudato Si, con l’obiettivo di realizzare un modello agricolo rispettoso dell’ambiente e delle persone.

Il Borgo Laudato Si’ occupa una superficie di 55 ettari all’interno della zona extraterritoriale delle Ville Pontificie, di cui 20 ettari sono dedicati alla coltivazione agricola, mentre altri 35 ettari sono giardini. Il progetto, come riportato dal CeAF-LS, “si propone di sviluppare un’agricoltura ecologicamente sostenibile, inclusiva e accessibile, con un’attenzione particolare alla biodiversità e alla formazione di persone vulnerabili”.

Il progetto

Uno degli elementi centrali di questo progetto è la creazione di un vigneto che produrrà un vino solidale, etico e di alta qualità. Nei giorni scorsi, durante un discorso rivolto ai membri del Centro di Formazione, Papa Francesco ha commentato il valore simbolico del vino all’interno della tradizione cristiana, affermando: “Nel progetto agricolo del Borgo ha trovato posto lo sviluppo di una nuova vigna per la produzione di vino. Essa vuole porsi come una sintesi di tradizione e innovazione”.

Grappolo uva bianco
Foto | Pixabay @mbc-2016 – Vinamundi.it

Il Pontefice ha anche posto l’accento sulla qualità del prodotto, sottolineando l’importanza di non accontentarsi di risultati medi: “È molto importante non rimanere nella ‘media’, perché dalla media si va alla mediocrità. Sempre puntare all’eccellenza”. Inoltre, Papa Francesco ha espresso soddisfazione per l’impiego di manodopera che il progetto prevede: “Mi sono particolarmente rallegrato del fatto che, tanto per la coltivazione quanto per la produzione agricola – e in particolare della vigna – è previsto un ingente impiego di manodopera”.

Chi collabora

Dal punto di vista tecnico, il vigneto è stato progettato grazie alla consulenza di esperti dell’Università di Udine, coordinati dai professori Enrico Peterlunger e Roberto Zironi. Il CeAF-LS ha spiegato che il Vigneto Laudato Si’ è composto da “varietà di viti di diversa origine e provenienza, capaci di simboleggiare una comunione nella diversità”. Il progetto si basa su un’approfondita ricerca scientifica per scegliere viti resistenti alle malattie, minimizzando così l’uso di prodotti chimici e favorendo una coltivazione sostenibile.

I ricercatori dell’Università di Udine hanno lavorato in collaborazione con l’Istituto di Genomica Applicata e i Vivai Cooperativi Rauscedo, con l’obiettivo di selezionare “varietà di viti resistenti, che riducano la necessità di trattamenti chimici e promuovano la biodiversità”, come riportato dal CeAF-LS. Il progetto vede inoltre il coinvolgimento di figure di spicco del settore vinicolo, membri della Commissio de Fructu Vineae, tra cui Enrico Peterlunger, Luigi Moio e Jancis Robinson.

L’intento è quello di produrre un vino di eccellenza, rispettando ogni fase della produzione, dalla cura del terreno alla vinificazione. Secondo il CeAF-LS, l’obiettivo è “realizzare un vino che rispecchi la sintesi tra saperi antichi e conoscenze innovative, in linea con i principi della sostenibilità ambientale”.

Papa Francesco ha inoltre voluto sottolineare il valore umano del progetto, ricordando che la coltivazione della vigna non è solo un’attività agricola, ma un modo per ristabilire relazioni positive tra le persone e la natura: “Questo risponde all’intenzione concordata all’inizio di impegnarsi per il ripristino delle relazioni buone e feconde tra la famiglia umana e il Creato, attraverso un lavoro che si prende cura e custodisce quanto affidatoci dal Creatore”.

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